Play – Festival del Gioco: il divertimento in forma analogica

di Francesco Urbano

In un mondo dominato da computer, smartphone, tablet, i giochi da tavolo rappresentano la carta vincente e “innovativa”, la voglia di socialità e svago agita senza doversi (in)consciamente annichilire davanti a uno schermo. I giochi analogici aiutano a cambiare prospettiva: complice la internet fatigue, acuita dallo smart working, dalla didattica a distanza, dove tutto è diventato “liquido”, i giochi da tavolo stanno conoscendo un rilancio di fama e diffusione, e il settore dei board game non è mai stato vivace quanto oggi. In questo contesto si inserisce Play – Festival del Gioco, giunto alla XIVª edizione, in programma dal 19 al 21 maggio a ModenaFiere e in centro storico, dove debutta il Fuorisalone Play in the City. L’evento – organizzato da ModenaFiere in collaborazione con Ludo Labo e il supporto di Club TreEmme, La Tana dei Goblin e numerose associazioni ludiche italiane, con il patrocinio del Comune di Modena, Regione Emilia-Romagna, Università di Modena e Reggio Emilia, Università di Genova, Azienda USL di Modena, sponsorizzato da BPER Banca e Conad, e come media partner Gioconomicon e ioGioco.it – è la più importante manifestazione italiana dedicata ai giochi “analogici” (da tavolo, di ruolo, di miniature, dal vivo, di carte, per gli appassionati ma anche per le famiglie). Play si svolge nel quartiere fieristico della città emiliana con una full immersion di opportunità per divertirsi e stare insieme, scoprire nuove proposte e conoscere quanto il gioco costituisca un momento di socialità ed espressione creativa, utile anche per comprendere meglio il mondo che ci circonda, a partire dalla scienza e dalla storia. Si accennava alla grande novità di questa edizione: il Fuorisalone Play in the City (gratuito) con ampi spazi dedicati al gioco nel centro storico, nelle biblioteche, all’interno della Galleria Europa del Comune di Modena e per la prima volta presso la Fondazione San Carlo e un programma interamente gratuito. Appuntamenti per le scuole, iniziative non stop per tutti – escape room, teatro interattivo, tavoli da gioco, sessioni videoludiche, live action role playing, giochi educational – ed eventi serali.

Oltre ai gamers, Play ospita chi i giochi li inventa, li realizza e li distribuisce, e anche chi ci lavora costruendo progetti di ricerca innovativi negli ambiti disciplinari più disparati. A conferma del ruolo fondamentale del gioco nei processi di apprendimento e studio, quest’anno il festival conta sulla collaborazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste, dell’Associazione Italiana di Public History, del Game Science Research Center con un convegno di tre giornate sul rapporto tra gioco e storia. Ma “Play” è soprattutto una grande ludoteca che si sviluppa su 28mila metri quadrati di area coperta in cinque diversi padiglioni, 2.500 tavoli di giochi da provare gratuitamente e più di 700 eventi in programma, 60 associazioni coinvolte, una cinquantina di ospiti tra cui star internazionali del gioco da tavolo, migliaia di titoli tra grandi classici, novità e anteprime mondiali, incontri e convegni sul ruolo fondamentale del gioco nella nostra vita. Con i suoi oltre 150 espositori, è diventato il punto di riferimento per l’intero settore, come sottolinea Marco Momoli, consigliere delegato di ModenaFiere: “A Play ogni anno si danno appuntamento le più importanti multinazionali che pubblicano e distribuiscono i giochi da tavolo, così come le piccole case editrici, tutte con le loro proposte, dalle novità appena uscite ai titoli più classici. Qui è possibile trovare spazi, iniziative, intrattenimento per ogni tipologia di visitatore, dal cultore appassionato alle famiglie con bambini. Segnalo con estrema soddisfazione, poi, la risposta entusiasta delle scuole al nostro invito: quest’anno avremo a Play più di 100 classi, per un totale di oltre 2.000 studenti della scuola primaria e secondaria, di primo e secondo grado, anche da fuori regione”.

Il tema di questa quattordicesima edizione è “Narrazioni incrociate”: nel 100° anniversario della nascita di Italo Calvino si è voluta proporre una riflessione sul gioco inteso come macchina narrativa, la cui trama viene intessuta collettivamente attraverso le combinazioni delle interazioni individuali, che sono infinite e cambiano continuamente, tra una partita e l’altra. 

Giocare con la storia: il primo convegno scientifico in Italia dedicato al tema

A “Play” non manca una particolare attenzione anche all’area umanistica, con una novità assoluta in Italia: il primo convegno scientifico dedicato al rapporto tra gioco e storia, Play History 2023, realizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana di Public History (AIPH), il Centro interuniversitario Game Science Research Center e l’Università di Genova. Tre giornate organizzate in maniera tematica che danno voce a esperti di didattica ludica, public historian, game designer e storici: attraverso conferenze, laboratori e giochi si approfondisce l’utilizzo dei giochi come strumenti di divulgazione storica, oltre alla sperimentazione di forme didattiche innovative che prevedono l’insegnamento della storia a partire da giochi di ambientazione storica. Importanti le realtà coinvolte: cinque Università italiane (Torino, Genova, Milano, Modena, Bari), due Centri studi e di ricerca, la rete degli Istituti Storici, numerose associazioni nazionali e persino internazionali come EuroClio, che riunisce a livello europeo insegnanti di storia e ricercatori. Anche i protagonisti del convegno sono figure di primo piano, sia in ambito accademico che del game design: la direzione scientifica è di Renzo Repetti, docente di storia moderna presso l’Università di Genova, tra gli ospiti ci saranno Antonio Brusa, il più noto studioso e promotore della didattica ludica della storia, nonché professore emerito dell’Università di Bari, Andrea Angiolino, decano del game design italiano e Giaime Alonge del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino.

Ma come si spiega questo boom dei giochi da tavolo? “In tempi in cui tutto si fa online i board game offrono uno stimolo in più a incontrarsi di persona, ad aggregarsi; ma soprattutto stimolano la fantasia, la creatività e riducono lo stress e l’impulsività poiché, prima di ogni mossa, è richiesta un’attenta riflessione sulle proprie azioni – spiega Andrea Ligabue, ludologo, game designer e direttore artistico di Play, che sottolinea anche come il gioco da tavolo alleni la competizione buona e, in alcuni casi anche lo spirito di squadra – oltre che lo sviluppo importantissimo di alcune funzionalità cognitive visto che, ad essere letteralmente chiamate in gioco sono skills come memoria, problem-solving, senso critico, ma anche la capacità di dialogo, di ascolto e di comprensione. Non ultimo, nei più piccoli sono un ottimo modo per sviluppare il cosiddetto senso civico, istruendoli al fatto che, nel gioco, così come nel mondo reale, ci sono regole da rispettare, cose che si possono fare ed altre che invece sono vietate. Senza contare che solo con la collaborazione e cooperazione si può realmente giungere al proprio obiettivo, che in questo caso è vincere la partita”.

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