Jan Garbarek & The Hilliard Ensemble: nirvana e catarsi per lo spirito religioso

Jan Garbarek & The Hilliard Ensemble ovvero uno dei più dotati sassofonisti a livello mondiale e il miglior quartetto vocale (di nazionalità inglese) che ci sia attualmente in circolazione. Trame di straordinaria delicatezza sono ricamate dal sax del musicista norvegese attorno a suoni ancestrali che incontrano le doti vocali straordinarie, l’intonazione impeccabile e la capacità interpretativa sbalorditiva di David James (controtenore), Rogers Covey-Crump (tenore), Steven Harrold (tenore), Gordon Jones (baritono). Il risultato è contenuto nelle quindici composizioni di  Officium, paradisiaca fusione di tecnica, sacralità, emozione, improvvisazione. Perfezione di movimenti tra le voci e soluzioni armoniche scevre dal minimo errore formale. Si va dai primordi della polifonia vocale: il brano più datato è Beata Viscera di Magister Perotinus, tra i fondatori della scuola di Notre Dame e pioniere della polifonia sacra, mentre il più recente è Parce Mihi Domine di Christòbal de Morales (1500-1553), tratto dal suo Officium Defunctorum che dà il titolo, appunto, a Officium (tra l’altro, celeberrimo cd pubblicato nel 1993 per la Ecm di Manfred Eicher). Senza addentrarsi in analisi troppo profonde sulle differenze stilistiche tra i vari brani l’attenzione si potrebbe concentrare proprio sul già citato Beata viscera e su O salutaris ostia di Pierre de la Rue. Attraverso di essi si può godere pienamente del percorso svolto dalla polifonia. Nel brano di Perotin, ad esempio, di polifonia intesa come più voci che cantano contemporaneamente parti diverse se ne scorge qualche labile traccia, ma bisogna comunque pensare che siamo agli albori e già tratteggiare qualche linea melodica è una rivoluzione non indifferente. Eppure l’atmosfera gotica che s’effonde è ipnotica, con lo strumento di Jan Garbarek a creare suoni quasi sussurrati, oniricamente sospesi nel tempo. Il brano di de la Rue, invece, è già polifonia quasi matura. In tale contesto, il sassofono si fa più audace, forte di un’armonia che si sviluppa in un discorso autonomo, senza però prevaricare il gruppo che rimane punto focale sul quale concentrare l’attenzione dell’ascolto.

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