Benevento Città Spettacolo: alla ricerca della regia perduta

001064_05_IMG_4659Un (in)solito destino sembra legare i cinque spettacoli visti nel corso della prima settimana di programmazione della XXXIV edizione di Benevento Città Spettacolo: La Bohème, Garage, Sik Sik, l’artefice magico, Il sogno di una cosa, Raccontami Benevento: Adriano. Una caratteristica, più o meno evidente, più o meno caratterizzante, più o meno penalizzante. Mi riferisco a quella dimensione entro la quale un lavoro teatrale “dovrebbe” pulsare: la regia. Assente ingiustificata. Non si tratta di quella evoluzione della contemporaneità teatrale che, stando alle parole di Marco De Marinis, evolve verso un «teatro post-registico», un «superamento della regia» (ma lui si riferiva all’emergenza dei nuovi teatri degli «attori-artisti», degli «uomini di teatro totali» quali Bob Wilson, Robert Lepage, Dario Fo, Carmelo Bene, Yoshi Oida o César Brie); né di un’assenza che lascia un vuoto denso, pieno, ampio; quanto, piuttosto, di un’impronta più modesta riempita d’altro. Di cosa?  Musica. Se per La Bohème, allestita al Teatro Romano, poteva essere alquanto naturale (o magari ovvio) che la partitura di Giacomo Puccini – peraltro eseguita dignitosamente dall’orchestra del Conservatorio Statale di Musica “Nicola Sala” diretta da Francesco Ivan Ciampa – avesse il sopravvento sulla performance dei giovani e inesperti cantanti; per ciò che riguarda Raccontami Benevento: Adriano, di cui Rosario Sparno firma la drammaturgia e Tina Femiano ne è la monologante e monotonante interprete, il discorso diventa meno ovvio. In questo caso sono gli inserti musicali della violinista Aurora Sanarico a reggere le fila del discorso là dove la regia tetragona di Carmen Femiano si limita a far adagiare all’interprete su di una sedia un mantello e una tunica precedentemente attorcigliati e poi lasciati svolazzare attorno al suo capo. Z7D02371-300x200Ancor più emblematica risulta la pièce Garage (nella foto), scritta da Marco Zannoni e diretta, con un approccio caotico cadenzato dal sovrapporsi di voci e corpi e con una sequenza di in piedi-seduti-in piedi-seduti imbarazzante, da Lello Serao, con ben undici (!) attori (Paolo Cresta, Patrizia Di Martino, Marcella Granito, Cecilia Lupoli, Gianluca D’Agostino, Vincenzo Coletti, Alfonso Capuano, Annalisa Renzulli, Carlo Gertrude, Vincenzo Esposito, Gennaro Piccirillo) costretti a coabitare, a volte contemporaneamente, sul minuscolo palcoscenico del Mulino Pacifico. In questo lavoro,  nel quale si affronta, con abbondanti dosi di retorica, la vicenda di uno stupro di gruppo ai danni di una minorenne nordafricana, non viene in aiuto nemmeno la musica! Discorso a parte merita Il sogno di una cosa. Teatro canzone su Luigi Tenco, presentato all’Arco del Sacramento. In questo spettacolo, oltre alla regia di Giuseppe Cerrone, latita anche la sua drammaturgia (per la quale si è avvalso della collaborazione di Antonio Piccolo), elaborata in una temperatura emotiva algida e distante dalla profondità del personaggio che l’ha ispirata. Per cui, paradossalmente, la presenza dei due musicisti Salvatore Torregrossa e Andrea Sensale si è rivelata riequilibratrice rispetto al protagonismo stridente dell’esecutrice “materiale” delle canzoni di Tenco, Monica Pinto, e più in parte rispetto alle velleità mimico-rievocative di Luca Di Tommaso. Veniamo, infine, all’operazione su Eduardo De Filippo. Come dire, siccome il regista Pierpaolo Sepe non poteva fare danni di natura drammaturgica (piccola puntualizzazione: la tanto sbandierata straordinarietà di questo inedito copione del ’79 di Sik Sik, l’artefice magico nei confronti dell’originale del ’29 ci è parsa eccessiva) si è pensato bene di puntare su un improbabile cast che ha posto, da una parte, il pur bravo Benedetto Casillo invischiarsi in eccessi di caricaturale deformazione sintattica e, dall’altra, Aida Talliente, Marco Manchisi, Roberto Del Gaudio farsi cogliere da attacchi di inspiegabile distonia.

Una risposta a “Benevento Città Spettacolo: alla ricerca della regia perduta”

  1. non ho visto nessuno di questi spettacoli per cui accetto con fiducia il vostro commento. sottolineo invece la vostra franchezza nel portare in evidenza una pecca che evidentemente avete riscontrato. potreste anche sbagliare, è comunque una lettura vostra, ma,,,, VIVADDIO qualcuno dice che qualcosa non gli è piaciuto e non si accoda e non si inchina. Grazie per aver manifestato un disaccordo!!! Doriano

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