“A fronte alta”: sogni e delusioni dal ring

img_9189Un racconto autobiografante e fotografico quello che l’attore e regista Antonello Cossia ha trasfuso nella pièce A fronte alta ovvero un sogno del mille novecento cinquantasei, ispirata dalla vicenda sportiva di suo padre Agostino, atleta di grande talento e dedizione in una disciplina dura come poche: la boxe. Due volte campione d’Italia tra i dilettanti nel 1955 e nel 1956, nonché il primo napoletano nella storia del pugilato a partecipare alle Olimpiadi, “Agatino”, come venne ribattezzato per un refuso dalla stampa australiana durante i XVI giochi di Melbourne, fu sconfitto solo ai punti “con scarto minimo” dal futuro campione olimpionico, il russo Vladimir Safronov. In questo monologante flusso di memorie famigliari Antonello Cossia infonde tutto il suo impegno fisico, boxando e recitando, schivando colpi su un ring immaginario, frammentando nel gesto e nelle intonazioni vocali la dimensione spazio-temporale, pre-testo per raccontare anche un’altra storia, quella attraversata dall’icastica narr-azione di eventi politici, ideologici, storici del ’56 (da schegge di discorsi dell’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi alla tragedia della miniera belga di Marcinelle, dove un incendio scoppiato in uno dei pozzi di carbon fossile del Bois du Cazier, causò la morte di 262 persone tra cui 136 italiani, dalle “mani sulla città” della speculazione edilizia postbellica all’oscura morte di Enrico Mattei, dall’affondamento dell’Andrea Doria alla Rivoluzione ungherese contro la dittatura di Mátyás Rákosi e la presenza sovietica). Il suo fraseggio, cadenzato dagli inserti sonori del sax di Riccardo Veno, sovente si fa concitato, mentre a volte s’arena in (im)percettibili cali di ritmo, conseguenza anche dell’alterna fluidità della drammaturgia (ricordiamo che il testo, con la prefazione di Salvatore Casaburi, è pubblicato da Guida Editore nella collana per il teatro diretta da Giulio Baffi), ma “al termine dei tre round” riesce comunque a coinvolgere per la forte ed autentica carica emotiva e la profonda umanità.

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