“Plane Food Cafe”: un volo nei sillogismi dimostrativi

plane_food_cafe napoliDura poco più di venticinque minuti il volo di Plane Food Cafela performance/installazione teatrale di Richard DeDomenici ambientata all’interno dell’abitacolo di un Boeing 737, con una dozzina di poltrone poste le une di fronte alle altre e tanto di cintura di sicurezza e giubbotto di salvataggio. A bordo lo spettatore viene accolto dalla hostess (Monica Nappo, per questa versione italiana) e dallo steward (Richard DeDomenici) per un viaggio di andata/ritorno con decollo e atterraggio. Il percorso include una sequenza di brevi e incisivi documentari dai contenuti didattico/scientifici, interpretati con verve tongue-in-cheek dagli attori/equipaggio del velivolo, sul cosiddetto birdstrike, ovvero le collisioni tra aeroplani e uccelli, come il caso eclatante del volo 1549 della US Airlines che, il 15 gennaio del 2009, fu costretto a un atterraggio di emergenza nel fiume Hudson, proprio in mezzo alla città di New York, a causa di una collisione con uno stormo di oche, ma anche di esperimenti condotti sugli animali per scopi militari. Ai viaggiatori viene pure servito un frugale pasto che in realtà è emblematico per comprendere la qualità del cibo ingollato in quota e la filosofia del gusto spettacolare a esso collegata (una sorta di umami). Dall’uranio impoverito, utilizzato come zavorra per le fusoliere, allo studio dello snarge (termine onomatopeico coniato per definire quella poltiglia sanguinolenta in cui si trasforma un uccello dopo aver incontrato lungo la sua rotta un aereo), in Plane Food Cafe ci sono (quasi) tutti gli elementi (in filigrana s’intravedono sia l’insolenza impudente di Michael Moore sia le irriverenti declinazioni trash del Rodrigo García di La storia di Ronaldo il pagliaccio del McDonald’s) dai quali partire per ingenerare una serie di riflessione a lungo raggio. Magari osando un po’ di più.