Sinestesia

Il signor F soffre di sinestesia. A causa di un’anomalia neurologica che confonde le sue percezione sensoriali, può gustare le parole, odorare le forme, toccare i suoni. Tutte le sere il signor F si siede, accende la tv e digerisce il telegiornale. Nel vero senso della parola. La sigla musicale all’inizio del programma gli stimola l’appetito. Le notizie di catastrofi hanno sempre un sapore cattivo. E non finisce qui. Mentre ascolta la radio, legge il quotidiano o cammina per la strada, i sensi del signor F vengono continuamente bombardati da nuove informazioni e per lui è un problema comprare cibo vero. Così, si ritrova ad acquistare una scatola di fagioli “parzialmente scremati”, un pacco di pasta “decaffeinata”, un litro di latte “surgelato”, pane “a lunga conservazione”, acqua minerale “senza coloranti artificiali”, e successivamente ne ricava una citazione famosa, l’immagine di una donna seminuda, un telefono cellulare, un’auto nuova. Poi, anche un po’ di nutrimento. Tutte le informazioni alle quali il signor F è esposto, almeno tremila messaggi pubblicitari al giorno, sono come alimenti messi in tavola e serviti nei piatti. E alla fine della giornata ha la nausea perché ha mangiato troppo. Il signor F sta male perché vive in una società che non sa più quali sono le proprie necessità. Diciamo che siamo affamati, di cibo e di conoscenza, anche se non abbiamo veramente bisogno di mangiare. Quando cominciamo non riusciamo più a smettere. Crediamo che “di più” sia la risposta a tutto: se il traffico diventa insostenibile, costruiamo altre strade; se le città sono pericolose, aumentiamo il numero di poliziotti. E se la gente ha fame… Apriamo nuovi supermercati! Il problema è che consumo e progresso non sono la stessa cosa. Un pendolare che si ritrova su un’autostrada a sei corsie di Los Angeles nell’ora di punta non va certo più veloce di un carretto trainato da un mulo in campagna. Il signor F, comunque, continuerà ad avere la nausea.

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