“Antigone” in bianco e nero all’ombra della Tour Eiffel

Antigone - NTFI 2012Esterno notte. Parigi. Progettata in cima alla collina di Chaillot, l’area del Trocadéro domina la Senna. Il Théâtre National de Chaillot sorge su di essa offrendo all’occhio del visitatore un’impagabile visione della Tour Eiffel. Interno notte. Percorrendo la Galerie de Nabis e giungendo nel Grand Foyer la vediamo materializzarsi, come per incanto, in tutta la sua impudente luminosità, attraverso una vasta vetrata. La sala Jean Vilar, poi, con la sua platea di oltre milleduecento posti, interpreta alla perfezione la sensazione di maestosità alla quale, risulta difficile rimanere immuni. In questo tempio novecentesco siamo stati spettatori per il debutto europeo dell’Antigone, allestimento – prodotto da Teatro Stabile di Napoli e Fondazione Campania dei Festival – diretto da Luca De Fusco nella riscrittura po(i)etica di Valeria Parrella. Stacco. Interno giorno. La mattina ci rechiamo all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi (che ha sede in un prestigioso “hôtel particulier” della fine del Settecento), rivitalizzato dalla vulcanica personalità della direttrice Marina Valensise, per partecipare a un incontro che si rivelerà foriero di “prospettive”, insieme all’ambasciatore italiano a Parigi, Giandomenico Magliano, al sindaco Luigi de Magistris, al direttore del Teatro Stabile, Luca De Fusco, al suo presidente, Adriano Giannola, e a tutti i protagonisti dello spettacolo che il pubblico parigino, a distanza di qualche ora, avrebbe visto, ascoltato, lungamente applaudito ed entusiasticamente commentato. Nel corso della conferenza ci viene rivelato dal Sindaco di «un progetto del Comune per una Scuola Pubblica del Teatro Napoletano al San Ferdinando per la quale anche Luca De Filippo ha manifestato grande interesse», della «necessità di portare lo Stabile in giro per il mondo» e di una notizia giunta in tempo reale, un vero coup de théâtre, ovvero «il pagamento allo Stabile partenopeo dei contributi per il 2010 e il 2011». E poi, dalla voce di Gaia Aprea, che il prologo-monologo di Antigone lo reciterà in francese, come pure la lettera-testamento finale, una felice intuizione letteraria («…è solo da un sogno nuovo che può principiare il futuro») che Valeria Parrella lascia in eredità al pubblico/lettore. Tra questi momenti si interseca il Parodo, i cinque Episodi e l’Esodo che hanno per interpreti Paolo Serra (Il legislatore), Alfonso Postiglione (Il guardiano), Giacinto Palmarini e Dalal Suleiman (Corifei), Anita Bartolucci (Tiresia), Gianluca Musiu (Emone), Nunzia Schiano (Detenuta). Flashback. Gaia Aprea non è nuova al ruolo di Antigone: il suo debutto la vide incarnare questo personaggio nell’Edipo a Colono con Glauco Mauri. Eppure le lacrime che rigano il suo volto, proiezione immaterica in bianco e nero sul velatino che separa platea e palcoscenico, hanno un significato profondo. Eutanasia e reclusione carceraria sono due aspetti affatto controversi della società italiana. Utilizzati per attrarre e respingere, quasi mai compresi nella loro complessità e necessità. E sebbene il teatro non legifera e non decade, può sicuramente far riflettere e riflettere il sentire comune. Come questa Antigone e le sue sfumature di senso.

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